sabato 15 maggio 2010

Repetita iuvant, ma a volte zuppant. (quando la coerenza è anche troppa)

Spesso ci sentiamo chiedere, ma a te che tipo piace? E le risposte sono multiple et multiformi. C’è che se non è moro non lo vogliamo, ci piace vestito bene o male, con i soldi o squattrinato, sportivo o con la pancetta, rock’n’roll o preciso.
Se è vero che “agli uomini piacciono le bionde, ma sposano le more” nel mio caso, mi piacciono mori, ma mi fidanzo con i biondi… sempre. Daniel? Biondo. Paul? Biondo. Jose? Biondo. Praticamente il 75% delle mie relazioni. Il che se pensate che mi piacciono mori fa una buona media del menga. Zio mago.
Il problema dei biondi è che statisticamente sono meno pelosi dei mori e ti fanno sentire inadeguata. Come se quei due micropeli che vediamo solo noi more rimanessero inspiegabilmente più esposti del solito, salvo farti distrarre nel momento di maggior romanticismo e/o sesso estremo mentre ti ritrovi a pensare “noi daaaaaaaaaaaaaiiiiiiii, proprio su quel punto della coscia devi accarezzarmi? Lo sai che il parco giochi non è lì” Gnente, zio mago, non c’è verso. Lui ti accarezza lì. Ma non è di questo che volevo parlare.
In questi giorni, mesi, anni in cui avremo dovuto parlare di meno e scopare di più, io e le Marie ci siamo anche interrogate sul perché spesso ci ritroviamo con uomini che hanno molto, troppo in comune coi precedenti. Prendete Alice per esempio, lei è il repetita ad oltranza. A partire dai nomi, state certi che in qualche modo sono sempre e solo Marchi e Gian (e suoi derivati Luca, Franco, Paolo e co.)e stranamente fanno sempre lavori tipo ballerini, baristi… ma che, so un bel Gianantonio… no cambiamo nome, ricomincio. Ma che so, un bel Marcantonio… non ce la faremo mai. Ma che so un bel Matteo, avvocato 30enne senza figli? Un tenerissimo Michele 27enne neolaureato?
Quando Alice mi dice “ho conosciuto uno carino” comincio già a visualizzarlo, fighetto, ma non troppo, trasandato ma non troppo, alto a sufficienza preferibilmente con la musa da bravo ragazzino che nasconde un’indole o da Pattafix o da Cialtrone.
Lidia invece, che essendo ancora nel momento meraviglioso di scoperta del mondo animale, oltre a essere come dire, meno selettiva e più in preda all’ormoneselvateco spazia, dal moraccione col ciuffo al biondone col ciuffo… ripensandoci il ciuffo ritorna insieme alla garanzia di essere delle sole mai viste, come quello che si doveva sposare e non lo sapevamo, o quello che ha finto di essere milionario e poi era il custode (no questa non è romanzata… è vera!!!).
Sue, ad esempio, tende all’omo sapiens... ovvero all’omo che sa che vuole casa, famiggghia e quindi è poco incline al giro di giostra tanto per. Amici del cuore esclusi ovviamente, quelli in giostra ci salgono… ma a questo dedicherò tempo e parole.
Per ciò che riguarda la sottoscritta a parte la faccenda del biondismo imperante, ultimamente vanno per la maggiore i papà. Con figli a carico o in arrivo, ma pur sempre con nani. E la cosa pazzesca è che il mondo sembra fatto di Annie e donne incinte. O madri. Sono sempre la seconda scelta. O la scelta di chi penso sia un amico e invece mi ha puntata. Proverbiali sono le scene madri (appunto) dove Alice, Sue e Lidia, ormai in coro, dicono "guarda che ce stà a provà" e io rispondo "NAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, siamo amici". Salvo poi tornare da loro con la coetta tra le gambe (e la coetta è straordinariamente figurata) per dire… ma, come lo sapevate?
Annie è proverbialmente incapace di capire se uno la corteggia o meno.
Stay tuned… Till the break of Dawn.
A.

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